I numeri sono imponenti, servono a fotografare il peso della nuova struttura, ma ciò che interessa è come gli stessi riescano a mettere al centro i bisogni della persona. Inizia così il dialogo su Legacoop Romagna con Monica Fantini, Massimo Gottifredi e Valeriano Solaroli. «Perché la prima cosa che abbiamo a cuore sono le donne e gli uomini della cooperazione, la loro vita e il loro lavoro. La nascita di Legacoop Romagna è il modo con cui vogliamo continuare a prenderci cura dei bisogni dei soci e delle loro imprese, con un occhio particolare all’intergenerazionalità. E quindi alla prospettiva di un futuro che non può che partire dal quotidiano», dice Monica Fantini.
Ma con una dimensione territoriale più ampia non diventerà tutto più scomodo? «Al contrario: manterremo una presenza forte sui territori, proprio perché le cooperative sono imprese legate alla loro comunità di appartenenza. Ma con la riorganizzazione potremo investire di più per migliorare la qualità e la quantità dei servizi», spiega Gottifredi.
È dal punto di vista istituzionale? Inutile negare che la dimensione “Romagna” sia debole a tutti i livelli. «La riuscita di questo progetto innesca inevitabilmente un fattore di autorevolezza – afferma Solaroli – per la dimensione in cui ci pone e per il percorso che si è fatto, che rende evidenti e coerenti le scelte di cui tanti parlano».
«Parliamo di 478 imprese associate, il 97% delle quali con la sede in questo territorio», riepiloga Monica Fantini. «Sono più di 28mila lavoratori e quasi 380mila soci. Rappresentiamo un pezzo fondamentale dell’economia non solo romagnola, con esperienze qualificanti che ci vengono invidiate in tutto il mondo. Legacoop Romagna è lo strumento per aiutare a crescere chi è ancora piccolo e dare maggiore valore a chi è già presente in mercati più ampi», prosegue.
«Tra l’altro questa scelta politica ha già innescato meccanismi di collaborazione e di rete tra le imprese, che ora hanno una casa comune in cui ritrovarsi per sentirsi rappresentate con la stessa dignità e lo stesso peso», continua Solaroli.
«Si è creata una bella squadra: competente, giovane, ma con esperienza. Gente che conosce e che può dare delle risposte, con esperienze diverse di come affrontare la rappresentanza. L’impressione è che unendo le forze abbiamo creato qualcosa di più grande delle singole parti. Non è poco», soggiunge.
«È un modo moderno di interpretare la rappresentanza, in cui la razionalizzazione dei costi è solo uno degli elementi, forse nemmeno il più importante. Potremo dare risposte innovative in rapporto ai sempre diversi problemi che affrontano le imprese», dice Gottifredi.
Eppure il tema dei costi in qualche modo è stato uno di quelli da cui si è partiti. Qual è stato il risultato?
«Superiore alle aspettative, anche perché siamo riusciti a creare efficienze che in una gestione separata non sarebbero state possibili. Il tema dei costi non era al primo posto della scala delle priorità, ma valorizzando le vocazioni di ognuno e razionalizzando i campi di intervento abbiamo ottenuto risparmi notevoli che andranno a beneficio di tutti», afferma Solaroli.
«Siamo in prima fila e questo è un valore aggiunto», conclude Monica Fantini.