La faccia da “bravo ragazzo” ce l’ha. La grinta e la competenza di chi è venuto su in azienda, passando da tutte le funzioni della cooperativa, anche. E i soci, che ricordano bene il padre e il nonno, entrambi agricoltori, di lui dicono: «È uno di noi». Sono credenziali che nella cooperazione valgono quanto un curriculum nelle multinazionali. Storie di meritocrazia “made in Italy” che nelle cooperative trovi spesso, meno altrove. E infatti, a poco più di 40 anni Ilenio Bastoni è diventato direttore generale di Apofruit Italia: 3.300 soci produttori sparsi in tutto il Paese e un fatturato consolidato di 255 milioni di euro. In portafoglio marchi di successo come Almaverde Bio e Solarelli, «anche se in Cina abbiamo dovuto cambiargli nome: troppo difficile da pronunciare, adesso si chiama “Sole Mio”».
Bastoni, non nascondiamoci dietro a un dito: i soci alle cooperative chiedono soluzioni ai problemi. Cosa ne pensa?
È giusto. Io lo dico sempre: noi non siamo un’alternativa per i nostri soci, siamo il punto di riferimento. Un rapporto di confronto costruttivo è utile a tutti. Del resto il lavoro dell’agricoltore è un lavoro complicato.
Ma il vostro non è uno dei pochi settori non toccati dalla crisi?
La gente non ha smesso di mangiare, è vero. Ma allo stesso tempo il nostro è uno dei settori in cui la competizione internazionale e la globalizzazione incidono di più. Innovazione del prodotto, valore della marca e export sono elementi con cui dobbiamo confrontarci tutti i giorni.
Partiamo dal primo allora. La gente compra ancora “con gli occhi”, come si diceva una volta?
È uno dei luoghi comuni che continuano a far danni. L’innovazione è uno degli elementi fondamentali per dare reddito alle basi sociali, ma per molto tempo si è guardato più agli aspetti tecnologici ed estetici, alla “vita in magazzino” del prodotto.
Clicca qui per leggere il resto dell’intervista nel numero 7/8-2015 della Romagna Cooperativa