Nel meraviglioso scenario del parco archeologico dell’antico porto di Classe, a Ravenna lo scorso 8 luglio, la Cmc – che del sito archeologico ha finanziato il sistema d’illuminazione d’accento – ha presentato il Rapporto Sociale 2015 dal titolo emblematico: ‘Dire, fare, partecipare’. Un bilancio fortemente in attivo che, con oltre 600mila euro d’investimento in attività culturali, sportive e sanitarie, la pone al primo posto in Europa tra le cooperative di costruzioni sia nella Responsabilità Sociale d’Impresa sia nello specifico economico, con oltre 1 miliardo di ricavi, un portafoglio ordini di oltre 3 miliardi e mezzo di euro e quasi 2 milioni e mezzo di ore di lavoro erogate nell’ultimo anno nei soli nei cantieri italiani.
Dopo i saluti di Elsa Signorino che, dopo essere stata presidente di Ravenna Antica, è ora assessora alla cultura del Comune di Ravenna, Massimo Matteucci, presidente di CMC, Alfredo Fioretti, vice presidente, Federica Fusconi, segretaria sociale, hanno illustrato i principali risultati raggiunti dall’impresa nel 2015.
Un bilancio i cui numeri sono: 389 soci; 7.327 dipendenti tra Italia ed estero; una crescita del 30 per cento delle ore di formazione erogate e del 46 per cento del numero di corsi a disposizione dei dipendenti; oltre 18 mila euro di incentivi per il diritto allo studio e infortuni ridotti pressoché a zero. «Il futuro – ha detto Federica Fusconi – si costruisce in un ambiente ricco di problemi: la nostra visione ci consente di analizzare le difficoltà per delineare le linee di sviluppo coniugando valori e prospettive, valorizzando il ‘capitale umano’, nella continua ricerca di fare ‘costruzioni’ battendo il malaffare e recuperare la reputazione».
A Giorgio Riccioni, esperto di cooperazione e tra i fondatori della Fondazione Ivano Barberini, le cui frasi tratte dal libro ‘Come vola il calabrone – Cooperazione Etica e Sviluppo’ fanno da filo conduttore del Rapporto Sociale 2015, il presidente Matteucci ha chiesto come coniugare Innovazione e identità in un mondo dove sempre più sembra esiste una ‘crescita senza lavoro’. Richiamando alcuni temi in discussione, Riccioni ha sottolineato come «la strada giusta è quella intrapresa da Cmc, che assume la Responsabilità Sociale come riferimento e valore distintivo dell’operare di una cooperativa. Un valore strutturale che deve portare al perseguimento del massimo della partecipazione e della democrazia nelle scelte, prima di tutto come antidoto all’omologazione e come ostacolo all’appropriazione, da parte dei gruppi dirigenti, della proprietà sociale».
Concetti che Massimo Matteucci, ha richiamato a più riprese durante il dibattito. «Il progetto cooperativo deve saper coniugare imprenditorialità e partecipazione. Una partecipazione, intesa come responsabilità diffusa; democrazia economica e solidarietà; relazioni sociali e nuove esperienze di coinvolgimento dei lavoratori nella gestione dell’impresa. In questo senso monitorare i parametri imprenditoriali, economici, sociali e finanziari, è essenziale per corrispondere alle sfide del mercato e al contempo rispettare e valorizzare i peculiari tratti dell’impresa cooperativa». (P.P.)